martedì 11 novembre 2008

Il caso Islanda: l’occhio del ciclone della crisi finanziaria

Tra le vittime dell’attuale tsunami abbattutosi sui mercati fínanziari, innescato prima dalla crisi dei mutui sub-prime (1) statunitensi lo scorso anno ed amplificato poi dallo stato di dissesto del sistema bancario dell’economia a stelle e striscie, vi è da annoverare la piccola Islanda.

La cronaca
La remota repubblica dei ghiacci è oggi sull’orlo del collasso. La situazione di estrema gravità è venuta allo scoperto alla fine dello scorso settembre quando il governo di Reykjavik ha deciso di porre sotto il controllo statale la Glitniril, la terza banca del paese, subentrando nel 75% del capitale della banca per un esborso 600 milioni di euro. La situazione precipita il 7 ottobre con la decisione dell'Autorità di Sorveglianza Finanziaria islandese (FME) di porre sotto amminstrazione la seconda banca del paese, la Landsbanki, due giorni dopo l'agenzia di rating Standard & Poor's taglia di due livelli il rating sul debito sovrano dell'Islanda, portandolo a BBB (rating assegnato ai Junk Bond, ossia titoli spazzatura). Lo stesso giorno la corona islandese - Krona – accelera la caduta nei confronti dell’euro arrivando a perdere fino a un quarto del suo valore, per poi ridurre la flessione, appresa la notizia di un molto probabile prestito di 4 miliardi di euro che la Russia sarebbre pronta a concedere alla repubblica scandinava. Il 9 Ottobre la stessa FME annuncia l’amministrazione controllata della prima banca commerciale del paese, la Koupthling, nello stesso giorno la Krona è sospesa dalle contrattazioni dopo che era arrivata a perdere fino al 78% del suo valore in poche ore, da 131 euro (2) a 340 euro.
La borsa islandese, l’OMEX Iceland 15, il cui listino é composto per il 73% dal peso degli istituti di credito coinvolti, alla riapertura lunedi 14 ottobre, dopo una settimana di blocco delle contrattazioni, lascia sul terreno circa il 77% dell’intera capitalizzazione.

Indice OMEX Iceland 15 dal gennaio 1998

La dinamica
La repubblica di Islanda con un reddito annuo procapite di circa 40.000 dollari (2007) è considerata tra i paesi più sviluppati al mondo in termini di stato sociale, libertà economiche e, come standard di vita, si pone al primo posto nell’Human Development Index (2007). Negli anni novanta l’introduzione di una serie di riforme liberiste dell’allora governo conservatore di David Oddsson – oggi presidente della Banca Centrale – ha spinto lo sviluppo del settore finanziario facendolo divenire in breve tempo la componente più dinamica dell’intera economia islandese rispetto alle tradizionali attività quali pesca, lavorazione dell’alluminio e turismo. A oggi 30% della forza lavoro è impiegato nel settore finanziario. Nell’ultimo decennio i principali istituti di credito Landsbanki, Kaupthing e sopratutto l’Icesave - sussidiaria della Landsbanki all’estero - hanno intrapreso un’aggressiva politica di espansione oltre i confini nazionali spesso attraverso finanziamenti interbancari a breve termine. Più recentemente, raccogliendo depositi da parte di non residenti allettati dagli alti tassi attivi con cui venivano remunerati i conti correnti delle banche islandesi rispetto a quelle domestiche. Alla fine di settembre si stima che nel solo Regno Unito i depositi in Krone presso la Icesave ammontassero a 1,250 miliardi di Krone, circa 6,5 miliardi di Sterline.
Durante il 2008 l’accelerazione della massa monetaria in circolazione dovuta alla richiesta di Krone dall’estero, l’aumento consistente del debito al consumo da parte degli islandesi - fino al 216% del reddito disponbile - ed il generalizzato aumento dei prezzi delle materie prime hanno spinto il tasso d’inflazione della piccola economia islandese al 14% - a fine settembre - contro un’obiettivo del 2,5% fissato per il 2008, costringendo la Banca centrale ad innalzare i tassi d’interesse al 15,5%. Se questo ha permesso agli istituti di credito islandesi di continuare remunerare i depositi esteri con elevati tassi attivi ha, allo stesso tempo, appesantito il servizio del debito (3) – circa 50 miliardi di euro a fine giugno 2008 - denominato sopratutto in valuta estera, così da mettere ulteriomente sottopressione la difesa della paritá della Krona, che a solo gennaio veniva scambiata a circa 90 Euro per Krona.
La concomitanza del credit crunch (4) sui mercati interbancari innescato dalla crisi dei mercati finanziari internazionali e la contemporanea corsa ai depositi da parte dei clienti non residenti dell’Icesave di fronte alla persistente debolezza della Krona, ha reso impossibile il rifinanziamento dei debiti a breve termine contratti dai maggiori istituti di credito islandesi, quindi il default (5) e la necessaria nazionalizzazione. Infatti essendo l’80% del debito estero detenuto dal settore bancario, ciò ha comportato un esposizione di tale livello da rendere impossibile un finanziamento in ultima istanza della Banca centrale. Procedura altirmenti tipica in queste circostanze.
A oggi l’esposizione debitoria contratta dagli istituti di credito islandesi ammonta a circa 50 miliardi di Euro, per un paese che dispone di reserve in valuta pari a 5 miliardi di dollari (fine 2007), con un PIL di 8,5 miliardi di Euro ed una popolazione di poco piú 300.000 abitanti (la città di Verona) significa una montagna di debiti, ovvero una probabile bancarotta nazionale.

Cambio Krona/Euro dal gennaio 2008

Fuori dall’isola
Si stima che nel solo Regno Unito siano ancora depositati presso l’Icesave circa quattro miliardi di sterline, non solo da parte di residenti privati ma anche di un centinaio di enti locali e municipalitá come, ad esempio, l’ente trasporti di Londra.
In un primo momento la decisione da parte del governo di Reykjavik di congelare i conti esteri (7 ottobre) e garantire solo i conti dei cittadini islandesi ha innescato una serie di reazioni, specie da parte di Londra che ha considerato la scelta unilaterale di Reykjavík come un “atto di ostilità”. Appelandosi all’Anti-terrorism act del 2001 ha quindi bloccato tutti gli asset patrimoniali detenuti dagli istituti di credito islandesi nel Regno Unito (10 ottobre). Con il precipitare degli eventi diversi governi hanno intrapreso azioni simili a tutela dei propri risparmiatori, in particolare le filiali della principale banca islandese, la Kaupthing, sono state messe sotto amministrazione controllata da parte del governo norvegese (12 Ottobre), belga e lussemburghese (15 Ottobre), mentre il governo svedese ha optato per una linea di credito facilitata per 530 milioni di euro “a copertura dei depositanti e altri creditori”.
Il 12 ottobre viene raggiunto un’accordo tra il governo di Reykjavik e quello di Amsterdam per lo scongelamento dei conti sul suolo olandese. Il governo islandese garantitirá un rimborso fino a 20.887 euro per ogni conto presso la Icesave Netherland, che nel paese ha depositi per 1,7 miliardi di euro. Mentre secondo la FSCS inglese (Financial Services Compensation Scheme) i clienti inglesi – circa 300.000 - dovranno aspettare la fine del mese di novembre per accedere di nuovo ai loro conti. Sarebbero invece circa 100.000 i risparmiatori italiani coinvolti dalla crisi islandese poiché detentori di polizze index linked(6) garantite dagli istituti coinvolti nella crisi.
Resta ancora da definire il prestito di 4 miliardi di Euro che Mosca sembrerebbe disposta a concedere alla repubblica islandese. L’improvvisa solidarietà per la remota isola scandinava da parte del Cremlino sarebbe da imputare alla posizione strategica che questa avrebbe in visione dello sciogliemento del dell’artico ma, trattandosi di un paese NATO, alcune compomenti della Duma (comunisti e liberaldemocratici) avrebbero posto alcune condizioni “politiche”, come l’ipotesi di una base militare sull’isola.
È invece da considerarsi cosa certa il prestito di 2 miliardi di euro concesso dal Fondo Monetario Internazionale (24 ottobre).


Sull’isola

Il piano di salvataggio presentato dal primo ministro conservatore Geir Haarde prevede ora che le banche vendano - o meglio svendano - parte dei loro asset internazionali riportando così in patria capitali freschi impedendo così un’ulteriore deprezzamento della corona. «Le banche sono disposte a vendere i loro asset esteri e credo che questa sia una misura necessaria», ha affermato Haarda. Di fatto le nuove banche, “rinate” dalle proprie ceneri, dovranno, almeno in una prima fase, concentrarsi esclusivamente sulla malconcia economia islandese accantonando qualsiasi velleità estera. Il governo ha quindi esercitato pressioni sulle sigle sindacali perchè riportino a casa i fondi pensione sino ad oggi investiti all'estero; l'esecutivo avrebbe chiesto inoltre il congelamento di ogni trattativa salariale. Il sindacato si trova di fronte ad una scelta obbligata. «Dobbiamo fare tutti la nostra parte perchè questa missione di salvataggio abbia successo», ha detto Arnar Sigmundsson, presidente della National Association of Pension Funds. La verità sembra però essere un'altra. Il sindacato avrebbe, infatti, chiesto come contro-partita ciò che fino ad oggi era ritenuto impensabile: l'entrata nell'Unione Europea. Fumo negli occhi per il primo ministro Haarde, euro-scettico della prima ora.

Leifur ha lo sguardo un po’ frastornato, sta tentando di adeguarsi alla “nuova” patria. Negli ultimi quaranta giorni è andato per mare – l’associazione marinai islandese non permette periodi superiori – ed è tornato con 700 tonnellate di merluzzo ed eglefino pescati nello stretto di Berings. Il suo stipendio è pagato in Krone quindi con un potere di acquisto ridotto di un terzo da quando è partito, la sua banca, la Landsbanki, è scomparsa, suo cugino che lavorava per la stessa ha perso lavoro. Il primo ministro Haarde invece di infondere fiducia, mette senza mezzi termini in guardia dalla minaccia di bancarotta nazionale. Leifur ha 37 anni, i suoi nonni vivevano ancora in case fatte di zolle erbose a diretto contatto con la natura e con l’isola che viveva di pesci e pecore, dove allora l’industria più importante produceva protesi.
Le privatizzazioni thachteriane introdotte negli anni novanta hanno creato un’Islanda a due velocità. Da una parte ancora l’odore dell’olio di fegato di merluzzo delle banchine, dall’altra la banca d’investimento off shore in cui si è trasformata gran parte dell’economia dell’isola con partecipazioni in istituzioni finanziarie estere, ma anche in squadre di calcio, catene di negozi di moda e boutique negli Stati Uniti ed in Europa. La nuova oligarchia di milionari nati dall’intreccio tra affari, finanza e stock options (7) ha trasformato la sorniona Reykjavík in una “clubbing metropole”, una delle poche città del nord Europa dove di può ballare per tutta la notte. E, in effetti, molti hanno partecipato al party negli ultimi anni. Dimenticata la vita frugale del passato, molti islandesi hanno mostrato un’inverosimile e sofisticata cultura finanziaria e, incentivati anche dalle banche, hanno rinnovato il parco auto e appartamenti indebitandosi in valuta estera, Dollari, Yen, Sterline contando appunto sulla forza della Krona.
Il debito accollatosi dallo stato islandese a seguito delle nazionalizzazioni peserà su ogni abitante dell’isola per circa 160.000 euro (a cambio stabile). L’islanda ha una forte dipendenza dall’estero. Per quel che riguarda gli approvvigionamenti di beni di prima necessità, la diffidenza dei fornitori ad consegnare merci senza farsi pagare in anticipo e, sopratutto, l’inconvertibilià della valuta locale sta causando una penuria di generi alimentari e svuotando gli scaffali dei supermercati. Quello che aspetta l’isola sarà un brutale ritorno a terra o meglio al passato, ci sarà da aspettarsi nei ristoranti alla moda di Reykjavik meno vino dell’Alsazia e più Vodka islandese filtrata nella roccia lavica, meno Brie e piú pinna di foca rancida o carne di squalo putrefatta, senza contare una leccornia tipica della capitale, i testicoli di montone marinati nel siero di latte.
Il 28 Ottobre, all’indomani del prestito concesso del FMI, la valuta islandese messa sotto pressione dalle posizioni short – al ribasso - degli hedge funds, ha riaperto le contrattazioni lasciando sul terreno più 50% del valore – a 240 Euro -, la Banca Centrale ha portato i tassi d’interessi al 18%, dal 12% del giorno prima, bloccando di nuovo la convertibilità della valuta.

“Curiosità”
- “Gli uomini sporcano poi tocca alle donne pulire”, così una fonte ufficiale del governo ha annunciato, dopo l’azzeramento dei “comitati direttivi” delle banche nazionalizzate, la presa in carica rispettivamente alla direzione della New Landsbankid da parte di Mrs Sigfúsdóttir - Head of corporate banking dal 2003 – e Mrs Einarsdóttir – Head of domestic commercial banking – alla New Glitnir. È molto probabile che pure alla pricinpale banca del paese, la New Kaupthling, avvenga lo stesso. Il tutto si inserisce in una generale ricusatoria contro i maschietti rampanti che hanno guidato il sistema bancario islandese alla bancarotta spinti da un’eccesso di testosterone e avidità.

Infine...
Dal 10 di Ottobre un cittadino britannico ha messo in vendita l’Islanda su Ebay. L’annunncio recita in questo modo: “Situata nella parte nord dell’oceano Atlantico, l’Islanda metterà a disposizione al migliore offerente un ambiente abitabile, cavalli islandesi ed di fatto una situazione finanziaria “abbozzata”. L’offerta é partita da 99 pence, ad oggi il prezzo raggiunto è di circa 10 milioni di sterline, viene inoltre precisato che dal pacchetto é esclusa la cantate Bjork.

1.I prestiti Sub prime sono quei prestiti che vengono concessi a un soggetto che non può accedere ai tassi d’interesse di mercato, poiché ha avuto problemi pregressi nella sua storia di debitore, oppure perchè porta garanzie basse o nulle.
2.Dal 7 ottobre la Krona è agganciata ad un Peg di 131 euro, ovvero un tasso di conversione fisso o limitato all’interno di una ristretta banda di oscillazione.
3.Interessi pagati sul debito pubblico.
4.Un credit crunch - morsa del credito – È un’improvvisa riduzione della generale disponibilità di prestiti (crediti) o, un’improvviso incremento dei costi per ottenere prestiti dalle banche. Il credit crunch avviene solitamente al termine della fase di espansione, quando le banche centrali alzano i tassi di interesse al fine di raffreddare l'espansione ed evitare il rischio inflazione.
5.E' la probabilità che la controparte non sia in grado di ottemperare alle obbligazioni derivanti dal rapporto di credito, e la perdita subita in caso di default (solitamente denominata loss given default).
6.Sono polzzie caratterizzate da un forte componente finanziaria, il cui valore del capitale assicurato dipende dall'andamento del valore di un indice azionario o vari indici o a un paniere azionario o altri valori di riferimento. In genere sono garantite non dal collocatore ma da una terza parte.
7. Forma di remunerazione destinata al management di un’azienda. La stock option consiste nel concedere una retribuzione aggiuntiva agganciandola all’andamento delle azioni della società per mezzo di opzioni esercitabili da contratto ad una data scadenza.








Fonti

Sulla scheda paese – Islanda:
OECD Factbook 2008: Economic, Environmental and Social Statistics
www.oecd.org/iceland
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook
Human development index – Islanda:
http://hdrstats.undp.org/countries/data_sheets/cty_ds_ISL.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Indice_di_sviluppo_umano
Sul collasso del sistema Islanda in generale:
www.welt.de/english-news/article2562887/Icelands-bubble-has-burst.html
http://www.ft.com/iceland
http://www.corriere.it/economia/08_ottobre_07/islanda_crisi_finanziaria_94391b32-9453-11dd-a0d8-00144f02aabc.shtml
http://news.bbc.co.uk/1/hi/business/7651313.stm
Central Bank of Iceland (4 September 2008). "External debt". Retrieved on 2008-10-11.
http://en.wikipedia.org/wiki/2008_Icelandic_financial_crisis
Sull’esposizione delle banche islandesi in UK e altri paesi:
http://www.guardian.co.uk/business/2008/oct/25/icesave-banking-savings
http://www.guardian.co.uk/politics/2008/oct/17/localgovernment-localgovernment
http://www.ft.com/cms/s/0/c347a766-994b-11dd-9d48-000077b07658,dwp_uuid=a36d4c40-fb42-11dc-8c3e-000077b07658.html
Sulle Polizze Index linked garantite da Istituti di credito islandesi:
http://www.bluetg.it/protagonisti/59-il-fatto/1676-crack-islanda-100000-italiani-coinvolti.html
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2008/10/index-liked-Islanda.shtml?uuid=28d4d314-99bb-11dd-8785-67fee42ff026&DocRulesView=Libero
Sul Prestito del FMI:
http://www.swissinfo.ch/ita/rubriche/notizie_d_agenzia/economia/Crisi_mutui_Islanda_riceve_prestito_2_mld_dollari_da_Fmi.html?siteSect=163&sid=9888737&cKey=1224864610000&ty=ti&positionT=20
Sulle dinamiche della valuta islandese e altre variabili finanziarie:
http://diepresse.com/home/wirtschaft/economist/422437/index.do?from=suche.extern.google.de
http://www.corriere.it/economia/08_ottobre_14/islanda_crisi_3ecd696e-99da-11dd-a6f3-00144f02aabc.shtml
http://www.sueddeutsche.de/finanzen/9/313911/text/
http://news.bbc.co.uk/1/hi/business/7651313.stm
Brogger, Tasneem; Einarsdottir, Helga Kristin. "Icelandic Shoppers Splurge as Currency Woes Reduce Food Imports". Bloomberg, L.P. 13 October 2008.
^ Iceland raises rates to 18pc as part of IMF's £1bn rescue, Telegraph, 28 October 2008
^ Historical EUR/ISK exchange rate graphs, European Central Bank
Sul cambio della guardia al femmninile per gli istituti di credito islandesi:
http://www.ft.com/cms/s/0/c347a766-994b-11dd-9d48-000077b07658,dwp_uuid=a36d4c40-fb42-11dc-8c3e-000077b07658.html
Islanda in vendita su Ebay:
http://uk.reuters.com/article/reutersEdge/idUKLNE49906S20081010


di Tiziano Giannotti, 12 novembre 2008


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